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29 Maggio 2025

Il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI): cos’è, quando serve e come si ottiene

Nel mondo della sicurezza antincendio, il Certificato di Prevenzione Incendi, meglio noto come CPI, rappresenta da sempre un punto fermo. È quel documento che attesta – nero su bianco – che un’attività è stata progettata, realizzata e viene gestita secondo criteri di sicurezza coerenti con la normativa vigente.

Ottenere il CPI non significa semplicemente “avere un foglio in più”, ma dimostrare che un edificio, un impianto o un processo produttivo risponde a precise misure tecniche e organizzative capaci di limitare il rischio incendio e proteggere persone, beni e attività economiche.

Le regole del gioco: il D.P.R. 151/2011 e il Codice di Prevenzione Incendi

A fare chiarezza su chi deve richiederlo e come, è intervenuto il D.P.R. 151/2011, una norma che ha semplificato il panorama normativo e introdotto un criterio intelligente: la classificazione delle attività in tre categorie (A, B e C) in base alla loro complessità e al potenziale rischio.
Così, ad esempio, una piccola autorimessa rientra tra le attività a basso rischio (categoria A), mentre un centro commerciale o un deposito di sostanze infiammabili può rientrare in categoria C, quella con maggiori obblighi.

In parallelo, il Codice di Prevenzione Incendi (DM 3 agosto 2015) ha introdotto un approccio moderno alla progettazione antincendio: non più solo regole rigide e prescrittive, ma la possibilità di adottare soluzioni tecniche flessibili e prestazionali, a patto che siano motivate da un tecnico qualificato e in grado di garantire i livelli di sicurezza attesi.

Come si ottiene il CPI?

Per ottenere il CPI è necessario seguire un percorso ben strutturato. Si parte dalla progettazione antincendio, curata da un professionista iscritto negli elenchi del Ministero dell’Interno, che deve analizzare i rischi, individuare le misure di protezione attiva e passiva, e predisporre un progetto coerente.

Una volta pronto il progetto, si presenta la SCIA Antincendio al SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive), allegando tutta la documentazione richiesta. In base alla categoria dell’attività, i Vigili del Fuoco possono:

  • limitarsi a un controllo documentale (categoria A),
  • effettuare una valutazione preventiva del progetto (categoria B),
  • oppure eseguire un sopralluogo obbligatorio prima del rilascio del certificato (categoria C).

Solo in seguito a esito favorevole delle verifiche, viene rilasciato il CPI, che oggi ha una validità di cinque anni. Alla scadenza, se l’attività è rimasta invariata, il rinnovo può avvenire tramite una semplice dichiarazione, senza ulteriori verifiche.

Uno strumento per la sicurezza, non un ostacolo burocratico

Il CPI non dovrebbe essere vissuto come un obbligo fastidioso, ma come una garanzia di affidabilità tecnica. In molti casi, rappresenta anche un valore aggiunto per l’attività, perché rassicura clienti, investitori, assicurazioni e autorità sul fatto che l’azienda lavora nel rispetto delle regole e della sicurezza.

Dal punto di vista del progettista, la normativa attuale – pur chiedendo maggiore consapevolezza – offre la possibilità di operare con maggiore libertà, responsabilità e ingegno tecnico. Ma richiede anche aggiornamento continuo e una padronanza solida della materia.

Costi e strumenti a supporto

I costi per ottenere il CPI dipendono dalla categoria di rischio e includono:

  1. Parcella del tecnico antincendio.
  2. Diritti di istruttoria e sopralluogo dovuti ai Vigili del Fuoco.
  3. Eventuali spese per l’adeguamento dell’attività alle norme.
In sintesi

Oggi il CPI è molto più di un adempimento: è il risultato di un approccio integrato alla sicurezza, in cui progettisti, titolari d’impresa e autorità collaborano per ridurre i rischi e valorizzare le buone pratiche.

Chi lavora nel settore tecnico e impiantistico non può più permettersi di improvvisare: formazione, aggiornamento e competenze trasversali sono indispensabili per affrontare le sfide della prevenzione incendi in modo efficace, professionale e sostenibile.

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